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Nola e S. Paolino Storicità della festa nel tempo: 1500-1899 Rivestimento del Giglio Assegnazione dei GIGLI
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Nola e S. Paolino DOCUMENTI DEL FOLCLORE NOLANO - Leonardo Avella - I.G.E.I. Napoli 1989.
Nel giardino della dolce "Campania felix", alle spalle del Vesuvio in una distesa di verde circondata da frequenti colli che la cingono ad anfiteatro, siede Nola, città illustre ed orgogliosa del suo passato storico e culturale, "legata" nei secoli al nome di S. Paolino. In questo lembo di terra, ricco di colori accesi e al tempo stesso dolci e delicati ove la "natura è un giubilo ininterrotto di creazione", fiorisce la favola dei "gigli". La data di fondazione, 801 a.C., 48 anni prima della fondazione di Roma, si ricava da Velleio Patercolo (Storia romana, lib. I, cap. 7). Nel 524, e poi successivamente nel 474 a.C., troviamo Nola alleata ai Cumani nelle guerre contro gli Etruschi. Tale ipotesi si avvarrebbe di un frammento di Dionisio (XV,5) che chiamò i Nolani "popolo confinante ai Greci ed a loro affezionato". Oltre a ciò l'alleanza con i Calcidesi è avvalorata dal fatto che proprio in quel periodo le necropoli di Nola si arricchiscono di vasi attici. Testimonianze di questi sono offerte dalle varie necropoli nolane, i cui ritrovamenti hanno reso famoso il nome di Nola nel mondo. Infatti, non vi fu pittore greco o italico il cui nome non sia presente nei ritrovamenti delle succitate necropoli. Nel 400 a.C. (circa), Nola divenne la capitale della confederazione campana, con conseguente spostamento della sede da Cuma a Nola. Ciò fu determinato dal fatto che i Nolani ed i Sanniti, uniti anche ai Lucani, fecero della Campania un'unica Nazione. Nel 327 a.C. corre in aiuto ai Napoletani nella guerra contro i Romani. Infatti, arrivarono nelle due città di Neapolis e Palepoli, 2.000 soldati Nolani e 4.000 Sanniti. Nel 320 a.C., avvenne la celebre vittoria dei Nolani e dei Sanniti contro i Romani alle "forche caudine". In questo periodo sulle monete nolane compare il toro campano coronato dalla vittoria alata e nell'esergo: dei Nolani. Nel 314 a.C. i Romani, presa Neapolis e Palepoli, assediarono Nola e, dopo un lungo ed estenuante assedio, la conquistarono. Con la resa di Nola fini la seconda guerra sannitica. Per il coraggio ed il valore dimostrato dai Nolani nella difesa della propria città, i Romani li vollero premiare elevando Nola a "Municipium", per cui conservava le proprie leggi nominando propri magistrati. Nel 214-212 a.C. Nola rimasta fedele a Roma (a differenza di altre città che avevano aperte le porte al Cartaginese) respinse per ben tre volte l'attacco dell'invincibile Annibale. Nel 214 a.C., dopo la vittoria delle "aquile romane" sui Cartaginesi, a Nola, per la sua fedeltà, venne concesso il titolo di città "Confederata", per cui si governava come una repubblica avendo un proprio Senato ed il privilegio di battere moneta. Nel 183 a.C. trattò con i Napoletani circa il confine del suo territorio chiamando quale arbitro il console Quinto Fabio Labeone (Cicerone, de officiis, 1). Nello stesso tempo la stessa questione sorge per i confini con Avella. Infatti, i Nolani e gli Avellani stabilirono i limiti di confine in mezzo ad un tempio dedicato ad Ercole. A testimonianza di questo vi è il"cippus abellanus" che si conserva nel Museo del Seminario Vescovile di Nola. Nel 90 a.C. scoppiò la guerra sociale. Nola divenne la roccaforte della gente italica. Solo nell'anno 80, dopo circa dieci anni di accanite lotte, Silla assediò Nola, unica città che ancora resisteva. Silla, allora fece distruggere tutte le abitazioni che si trovavano fuori le mura della città ma i Nolani, piuttosto che arrendersi, preferirono dare alle fiamme la loro città. Nel 73 a.C. fu presa da Spartaco il quale se ne servi come sede per le più importanti operazioni militari contro i Romani. Nel 19 a.C. (circa) nasce la "Colonia Nolana Felix Augusta" voluta da Ottaviano che proprio in quell'anno ebbe "l'imperium consulare" (A.H.M. Iones, Laterza). In questo periodo vi è da registrare la edificazione del teatro nuovo. Nel 14 d.C. muore a Nola l'imperatore Ottaviano Augusto (Tacito, 1). Il palazzo ove morì venne trasformato in un tempio, per decreto del Senato, che Tiberio fece poi costruire. Nel 79 d.C., avvenne l'eruzione del Vesuvio che distrusse le città di Pompei, Stabia ed Ercolano e che alla stessa regione nolana causò danni ingentissimi. Nel 379 d.C. il console Ponzio Meropio Anicio Paolino scelse Nola quale sede consolare e fu da allora che Paolino ebbe il suo primo impatto con la comunità cristiana di Nola, con la quale, poi, doveva nascere il grande "connubio". Nel 377 d.C., il padre di Paolino muore ed il nostro futuro "Pastore" eredita una considerevole parte dei beni nonchè la dignità di Senatore. Nel 378 Ponzio Meropio Anicio Paolino appena ventiquattrenne viene eletto Console della Campania. Nel 379, fatto Console della Campania, sceglie Nola quale sede consolare. Nel 380 è Prefetto di Roma. Nel 387, dopo lunghi viaggi conosce S. Ambrogio e poi S. Martino di Tours e Vittricio a Rouen. Nel 389 Paolino torna in Aquitania e qui prende in sposa Terasia dalla quale viene esortato a farsi cristiano e quindi a battezzarsi. A 36 anni Paolino riceve il battesimo che gli fu somministrato da S. Delfino vescovo di Bordeaux. Nel 390 Paolino e Terasia ebbero un figlio a cui gli fu imposto il nome di Celso ma questi dopo appena 8 giorni dalla nascita morì. Nel 393 Paolino già unito a Terasia abbandonò la vita mondana abbracciando quella monastica. A Barcellona Paolino fu ordinato sacerdote: era il 25 dicembre ed aveva 40 anni. Nel 394, dalla Spagna arrivò in Italia ed a Milano fu acclamato da S. Ambrogio. Quindi passò a Roma ove fu ricevuto con onore dai patrizi e dal popolo. Nel 395 viene a Nola ed unitamente alla sua pia consorte si ritira presso la Tomba del grande Felice prete, detto in "pincis". Qui compone i suoi soavi "carmi natalizi" in onore del miracoloso Santo. Da Nola, scrive a S. Girolamo, S. Agostino, Aurelio e Alipio con i quali stringe una salda amicizia. Nel 402 è visitato da S. Niceta e da sua zia S. Melania che da Gerusalemme gli porta in dono un pezzetto del legno della croce di Gesù Cristo. Nel 403 fece innalzare le magnifiche basiliche di Nola intorno alla modesta Tomba del suo Felice ed a quelle dei primi martiri della fede in Cristo. Inoltre fece costruire una torre sulla quale pose una campana i cui rintocchi chiamavano i fedeli alla preghiera. Nel 409 Alarico entrava in Roma e la saccheggiava. Dopo Roma molte altre contrade d'Italia subirono la stessa sorte e così la Campania, e Nola in particolare, la quale fu dai barbari devastata. La maggior parte dei cittadini Nolani fuggirono sui vicini colli, altri, invece, furono presi e fatti prigionieri. Per i Nolani catturati, perchè questi fossero liberati, si doveva pagare un esoso riscatto. Fu allora che i Nolani si rivolsero al loro amato Pastore affinchè potesse intervenire per il riscatto. Il vescovo Paolino vendette tutto, finanche la croce episcopale, e "quando non ebbe più nulla di cui potesse disporre, una misera donna a cui avevano strappato l'unico figlio, si presentò a lui onde supplicarlo di fornire di che riscattare quel figlio". Commosso da tali preghiere, Paolino, lui, il vescovo di Nola, offrì se stesso, in cambio del figlio della povera vedova. |
mercoledì 10 giugno 2015
Sagra dei Gigli - Nola e S. Paolino
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