DELLA CAMPANIA ANTICA
le origini (VIII / VII secolo a.C.)
la "città nuova" (fine VII / VI secolo a.C.)
Nola, Napoli e... Atene (V secolo a.C.)
la città dei cavalieri (IV secolo a.C.)
il dominio di Roma (III secolo a.C. IV secolo d.C.)
IL DOMINIO DI ROMA (III secolo a.C. - V secolo
d.C.)
La sezione relativa alla dominazione romana occupa la parte
finale dell'ex refettorio, la saletta successiva ed il porticato del
cortile.
Sono documentate le varie fasi della romanizzazione, con
reperti scultorei di notevole importanza: le due statue funerarie in calcare
dalla necropoli della località Cangio, il rilievo da Scisciano pertinente ad un
recinto funerario a forma di porta di città; al periodo augusteo sono da
attribuire i sei pilastrini con rilievi dall'anfiteatro, una statua eroica ed
una base posta dal collegio degli Augustali, mentre un'iscrizione che ricorda il
restauro del tempio dedicato al Genio della Colonia risale all'imperatore Tito.
Sono infine esposti una statua coricata del periodo traianeo, un'iscrizione di
un edificio pubblico dedicato ad Adriano ed infine una testa femminile del
periodo compreso tra gli Antonini e i Severi.
L'espansione di Roma
L'espansione di Roma in Campania, iniziata nel IV sec. a.C.,
proseguì negli anni successivi con grande vigore.
L'ingresso nell'orbita di Roma significò per tutte le aree
della regione l'avvio di un processo che porterà in breve alla completa
assimilazione e alla formazione di una cultura comune.
Divenuta, dopo la conquista, federata di Roma conservando la
propria sovranità e la propria costituzione, Nola restò fedele all'alleanza
anche durante la seconda guerra punica: un tentativo di defezione, organizzato
dalla fazione popolare che parteggiava per Annibale, fu sventato nel 216 a.C.
per l'intervento del pretore Marco Claudio Marcello che, chiamato dal Senato
Nolano, composto da aristocratici filoromani, pose fine all'insurrezione facendo
porre a morte i capi del partito popolare.
Annibale fu respinto e Nola diventò una delle basi
dell'esercito romano.
La città nel Il secolo a.C.
Dopo le guerre puniche e l'espansione di Roma nel Mediterraneo,
si crearono delle condizioni di pace che favorirono sviluppo e prosperità per le
città dell'Italia e della Campania.
Furono, allora, introdotti metodi di coltivazione più
razionali, mentre l'impiego di manodopera a basso costo, come gli schiavi,
disponibili, dopo le guerre in grandissimo numero, permise di incrementare
alcune produzioni agricole e artigianali.
Grazie al protettorato di Roma, ci fu la possibilità per gli
imprenditori campani di inserirsi nei grandi circuiti commerciali e di
accumulare enormi ricchezze: lo attesta la presenza di mercatores e
negotatiores di città campane in Grecia, soprattutto a Delo, che era
allora il maggior porto dove confluivano i commerci più importanti, e in
Oriente.
I ceti dirigenti delle città italiche vennero cosi in contatto
diretto con il mondo greco e orientale, e con la cultura ellenistica, di cui
subirono il fascino; soprattutto i proprietari terrieri e i grandi commercianti
fecero proprio il lusso del mondo ellenistico, che veniva orgogliosamente
ostentato nelle loro città, nelle case e nei monumenti.
Anche Nola risentì gli effetti benefici di tale prosperità
economica e assunse un nuovo assetto, venendo dotata di imponenti edifici
pubblici e di lussuose abitazioni private.
Sul modello dei capitolia delle colonie romane,
nell'area ove sorge attualmente il Duomo, si diede avvio alla realizzazione di
una piazza dominata da un tempio dedicato a Giove: lo fa supporre un bellissimo
frammento di pavimento a mosaico di tessere piccolissime (opus vermicuiatum),
rappresentante un' aquila che stringe negli artigli una serpe, venuto in
luce sotto la Cattedrale.
Secondo le aspirazioni dei ceti dirigenti a imitare il modo di
vivere dei Greci e a partecipare alla loro cultura, la città fu dotata di un
teatro, innalzato nella zona meridionale: dell'edificio restano però solo
strutture relative a ristrutturazioni di età imperiale.
Infine nuovi quartieri sorsero nella zona nord-occidentale,
caratterizzati da grandi abitazioni, come attestano le strutture in blocchi di
tufo e i pavimenti in signino e mosaico, che costituiscono le fasi più antiche
dei complessi abitativi di via Saccaccio e di via Polveriera.
L'arrivo dei coloni
La guerra sociale (ovvero condotta da Roma contro i socii,
gli alleati che volevano ottenere la piena cittadinanza romana) che si
concluse con la disfatta degli Italici, diede una brusca accelerazione al
processo di romanizzazione: dopo alterne vicende belliche, che si intrecciarono
anche con la guerra civile tra le fazioni mariana e sillana, ed un lungo
assedio, anche Nola, che era rimasto l'ultimo avamposto della resistenza
italica, nell'80 a.C. fu conquistata da Silla, che vi tradusse una colonia di
suoi veterani.
Le tracce della riorganizzazione territoriale allora condotta,
con le divisioni "centuriali" dei terreni che vennero distribuiti ai veterani,
sono tuttora riconoscibili intorno a Nola, in quanto su di esse si sono
impiantati alcuni centri dell'agro nolano come Cimitile, Camposano, Cicciano,
Comiziano, ecc.
La deduzione di una colonia di veterani di Silla e la
conseguente riorganizzazione territoriale che seguì alterò notevolmente
l'articolazione sociale della città e certamente vi dovettero essere per un
certo periodo tensioni tra i vecchi abitanti e i coloni.
L'allontanamento, almeno temporaneo, delle antiche famiglie
locali dalla conduzione della cosa pubblica, la romanizzazione delle istituzioni
amministrative, comportarono la rapida decadenza della cultura ellenizzante e la
scomparsa dell'osco a favore del latino.
Furono allora realizzate opere e monumenti ritenuti essenziali
all'immagine e al decoro della colonia e alle nuove funzioni.
Forse allora, si procedette a trasformare il tempio di Giove
nel Capitohum della colonia, che fu decorato sul modello di quanto
realizzato da Silla nel santuario di Palestrina, con fregi dorici dalle metope
con raffigurazioni di armi, di animall fantastici, della lupa con i gemelli,
ecc., alcune delle quali sono attualmente inserite nel campanile del Duomo e in
Palazzo Covone.
Anche le mura della città furono restaurate o ricostruite in
alcune parti: di tale intervento resta visibile un lungo tratto a Nord, la c.d.
"Muraglia", realizzata in "opera quasi reticolata".
Ma un elemento del tutto nuovo che compare con l'arrivo dei
coloni romani e legato alla loro ideologia gentilizia, fu la trasformazione
delle aree di necropoli. Si assiste infatti in questo periodo alla
monumentalizzazione delle strade extraurbane, con il sistematico impianto ai
lati di esse di grandi e piccoli monumenti sepolcrali, delle più diverse
tipologie, ornati di sculture e rilievi; uso che si protrae anche nei secoli
successivi.
Il fine di questi monumenti, che erano collocati in punti, come
le strade di accesso alla città, dove erano particolarmente visibili, era quello
di celebrare il prestigio, i meriti, le ricchezze e, soprattutto, il rango
politico e sociale dei defunti e delle loro famiglie.
Le statue che ornavano alcuni dei sepolcri, ne raffiguravano i
proprietari, che vengono rappresentati con un accentuato realismo nei tratti
somatici e con evidenziati i simboli della loro condizione sociale; che
costituiscono gli ultimi attardati esempi di quel linguaggio italico, che ormai
va scomparendo a Roma, ma che nelle regioni interne continua a trovare
espressione sia tra i vecchi che tra i nuovi abitanti.
I luoghi del divertimento: l'anfiteatro
I giochi gladiatorii, in origine celebrati per rendere
onore alla memoria di defunti durante i funerali, sembra che abbiano avuto la
loro patria in Campania. Ivi la passione per tali spettacoli era fortissima,
quasi al livello del tifo per il gioco del calcio di oggi, sia tra le
popolazioni italiche sia tra i veterani delle colonie romane, che più di ogni
altra cosa amavano questo tipo di giochi.
Sorse così il bisogno di creare edifici stabili per tali
spettacoli, divenuti abituali rappresentazioni, offerte a spese pubbliche o da
privati cittadini molto ricchi e desiderosi di onori, che si assumevano molte
delle spese spettanti alle città.
Così anche Nola, come altre città, verso la metà del I secolo
a.C. fu dotata di un anfiteatro. Come luogo di costruzione fu scelta una zona a
ridosso della cinta muraria settentrionale, occupata da altre costruzioni, che
furono espropriate e abbattute.
Venne così sfruttato il terrapieno interno delle mura per
poggiare parte delle strutture, mentre l'ubicazione decentrata, in una zona
della città poco urbanizzata, vicino ad una porta, facilitava l'afflusso ed il
deflusso delle masse, tenuto conto che gli spettacoli richiamavano anche gli
abitanti del contado e delle città vicine.
Gli scavi effettuati finora hanno messo in luce circa un quarto
dell'intera struttura dell'edificio che, di forma ellittica, misura sull'asse
maggiore 138 metri e su quello minore 108 metri, con una capienza di circa
20.000 spettatori.
All'esterno il prospetto dell'edificio era costituito da un
muro continuo, decorato con pannelli di stucco che imitavano un rivestimento in
lastre di marmo, e con aperture che costituivano gli ingressi ai corridoi che
portavano ai vari livelli.
Il podio dell'arena presentava un rivestimento in lastre di
marmo e si concludeva in cima con una balaustra.
L'età di Augusto
La fine delle guerre civili con la battaglia di Azio (31
a.C.) e l'avvento del nuovo regime augusteo significò per tutta l'Italia
l'inizio di una fase di assestamento, stabilità e ripresa dello sviluppo.
Augusto avviò un vasto programma di rimessa in ordine e
rinnovamento dello Stato e della società, i cui motivi conduttori furono la
rinascita religiosa e morale, il ritorno alla virtur e alla dignità
propria del popolo romano. La pace assicurata da Roma, la pietar verso
gli dei, il trionfo sui barbari, l'esaltazione dell'imperatore furono i temi e
gli ideali che costituirono, sia nella letteratura che nell'arte, il programma
di politica culturale che accompagnò la presa del potere da parte di
Augusto.
Artisti, architetti, poeti, artigiani diedero vita ad un nuovo
linguaggio che si diffuse in tutto il mondo romano.
In Campania si dispiegò un vasto programma di opere pubbliche
con la creazione o il potenziamento di infrastrutture come la rete stradale o la
costruzione dell'acquedotto del Senno, che rappresentò una delle più grandiose
opere di ingegneria realizzate per la sua portata e lunghezza (più di 100
chilometri), le cui diramazioni alimentavano le città di Nola, Atella, Acerra,
Pompei, Napoli, fino all'area flegrea.
Un tratto del condotto è conservato a Palma Campania in
località Tirone.
Certamente Augusto favorì con privilegi Nola, la città dove il
padre Ottavio era morto e dove la sua famiglia era proprietaria di vasti
possedimenti.
La colonia che dedusse per i veterani delle guerre del secondo
triumvirato, la Colonia Felix Augusta Nola, non dovette sconvolgere
granché gli equilibri esistenti e gli espropri effettuati per distribuire le
terre ai soldati, dovettero essere largamente indennizzati ai proprietari.
E la città, come Roma, grazie alla munificenza del princeps e
delle classi dirigenti municipali, che si fecero interpreti degli ideali e delle
direttive del nuovo regime, si arricchì di nuovi edifici pubblici, mentre altri
furono ristrutturati ed abbelliti.
E il caso del teatro, che forse, come sappiamo da una
iscrizione perduta (CIL X 1264), fu restaurato ed abbellito con colonne di marmo
dalla Res Publica Nolanorum. I grandi blocchi di calcare con cui venne rivestito
l'edificio furono riutilizzati poi dal conte Orso Orsini nel XV secolo nella
facciata del suo palazzo, la c.d. Regia, in piazza Giordano Bruno, e in altri
edifici a Nola e Napoli, mentre una base di colonna di tipo attico con
decorazione a treccia e altri frammenti recuperati da scavi recenti, ci danno
un'idea dello splendore dell'edificio scenico in tale periodo.
Anche l'anfiteatro subì ristrutturazioni e fu arricchito da un
ricco apparato decorativo, come indicano i sei pilastrini di calcare, recuperati
dagli scavi, posti a reggere delle balaustre, decorati con motivi propri del
periodo augusteo, come fregi d'armi, trofei con prigionieri e scene di
amazzonomachia alludenti forse alle vittorie in Oriente e alla sottomissione dei
barbari.
Come sappiamo dalle fonti Augusto morì a Nola, nella villa che
fu del padre Ottavio, e che tale casa fu poi dal successore Tiberio consacrata e
accanto vi fu innalzato un tempio in onore dell'imperatore divinizzato.
Considerato quindi, il rapporto diretto che si era creato tra
il sovrano e la città, il culto reso ad Augusto dovette essere molto sentito e
diffuso: lo attestano le iscrizioni poste dai collegi degli Augustales,
sorti proprio per promuovere il culto imperiale. Le immagini dell'imperatore
e della sua famiglia, diffuse in tutto l'impero, divennero modelli a cui rifarsi
e a cui si tese ad intonare la produzione ritrattistica del tempo.
L'età imperiale
Con Augusto Nola aveva acquistato quella fisionomia di piccolo
centro di provincia, caratterizzato da alcuni edifici pubblici tipici delle
città romane, che nei secoli successivi non avrebbe subito mutamenti
sostanziali.
Due altre deduzioni coloniarie furono effettuate all'epoca
degli imperatori Vespasiano e Nerva: la città fu dotata di nuovi edifici, come
alcuni complessi termali, ritrovati sotto la chiesa di S. Biagio e nel cortile
di palazzo Orsini.
Anche le case si arricchirono di lussuose pavimentazioni a
mosaico come quelli di un'abitazione in via Circumvallazione, con motivi
geometrici a poligoni, esagoni, ottagoni, allacciati tra loro, riecheggianti le
partiture dei soffitti a stucco.
Nola dovette subire seri danni a causa dell'eruzione del
Vesuvio che nel 79 d.C. distrusse Pompei ed Ercolano, come riportato da
un'iscrizione posta su un tempietto, che testimonia l'infaticabile opera di
ricostruzione intrapresa, dopo la catastrofe, dall'imperatore Tito, che nominò
due funzionari appositi, i "curatores restituendae Campaniae".
Al periodo dell'imperatore Traiano è da attribuire il torso di
una statua loricata, in cui i motivi decorativi della corazza sono ancora
fortemente influenzati da elementi propri dell'età di Augusto e che dimostrano i
forti legami stabilitisi tra la città e tale imperatore e quanto fossero
radicati gli ideali di quel periodo.
Anche all'imperatore Adriano fu dedicato un imponente edificio,
come si deduce dall'iscrizione posta su un'architrave (CIL X 1243), ritrovata in
un'area vicina all'anfiteatro.
In una iscrizione, sempre del periodo adrianeo, databile tra il
124 ed il 132, reimpiegata poi nella tomba del Vescovo Paolino junior (+442) a
Cimitile, si ricorda che la nobildonna nolana Varia Pansina, sorella di L. Vario
Ambibulo, che fu poi console nel 132, dedicò un portico con statue e giardini a
Venere Giovia e al Genio della Colonia, di cui doveva esistere un tempio a
Nola.
Verso il Medioevo
Già dalla metà del Il secolo si era andato profilando l'inizio
di una grande crisi dell'impero romano, le cui radici erano molto profonde.
Lo scardinamento morale e religioso, l'organizzazione sociale
invecchiata, l'anarchia militare, l'accentramento dei beni nelle mani di pochi e
la sparizione delle classi medie, ebbero come effetto il decremento demografico,
la diminuzione della produttività economica e degli scambi commerciali, con
conseguente decadimento e spopolamento delle città.
Già nel III secolo è rara la costruzione di nuovi edifici: solo
con la dinastia dei Severi sembra esservi una ripresa a Nola, come testimoniano
la trasformazione in abitazione privata del complesso di epoca precedente
esistente sotto la chiesa di 5. Biagio, con pavimenti a mosaico da fontane a
mosaico, ritrovate una nel 1961 nel palazzo Scala e l'altra di recente in via
Polveriera. In quest'ultimo complesso è stata ritrovata anche una testa
femminile, la cui acconciatura, staccabile del profilo del volto, ricalca quelle
delle principesse della casa imperiale nell'epoca tra gli Antonini e i
Severi.
Anche il busto del c.d. Clodio Albino, ritrovato nel 1894 in
via Santorelli, sembra indicare un rapporto privilegiato che si era creato tra
Nola e la casa imperiale.
Testa femminile. Dal complesso di Via Polveriera. III sec. d.C.
Tra il III ed il IV secolo gli interventi pubblici sono ormai minimi e fatti
solo per tamponare situazioni di emergenza, come il restauro dell'acquedotto del
Serino voluto da Costantino o il ripristino di alcune arterie stradali di
rilevante importanza.
Un'iscrizione proveniente dagli scavi del Duomo di Napoli (dove
potrebbe essere pervenuta da Nola, acquistata, insieme ad altro materiale di
spoglio, dai Carafa), databile al periodo dopo Costantino, ricorda un
personaggio, Flavio Lucrezio Pubuano, che aveva curato la realizzazione per il
mercato di una bilancia e di pesi regolari, e che ci dà quindi notizia di
vitalità della città ancora in quest'epoca.
Ma i segni di decadenza sono sempre più evidenti e i dati
archeologici ci testimoniano che l'area abitata della città va progressivamente
riducendosi con l'abbandono degli edifici.
Comincia anche l'epoca del grande spoglio e riutilizzo di
materiali artistici, sculture, rilievi, epigrafi delle età precedenti: agli
inizi del VI secolo tutto l'apparato decorativo dell'anfiteatro era stato
staccato per essere riutilizzato probabilmente nelle basiliche di Cimitile.
Le distruzioni apportate dalle invasioni barbariche dei
Visigoti di Alarico nel 410 e dei Vandali di Genserico nel 455 ed infine
l'eruzione del Vesuvio "c.d. di Pollena" che agli inizi del VI secolo copri con
uno spesso strato di lapilli, ceneri e fango tutta la piana nolana, non fecero
che chiudere un processo ormai da tempo avviato a conclusione.
La fine della città non significò necessariamente la fine
dell'insediamento: la nuova forza generatrice era rappresentata ormai dal
Cristianesimo e da esso verrà l'impulso alle nuove espressioni artistiche.
S. Paolino, che fu vescovo di Nola dal 410 al 431, creò intorno
alla tomba di S. Felice a Cimitile un grande santuario, costituito da varie
basiliche, con un ricchissimo apparato decorativo che richiamava concetti
teologici e raccontava ai fedeli, per lo più analfabeti, gli episodi delle Sacre
Scritture. Grazie a Paolino, Cimitile diventò uno dei centri più importanti
della Cristianità in Occidente, dove affluivano pellegrini, non solo dall'Italia
e dall'Europa, ma anche dall'Asia e dall'Africa.
Dopo la catastrofe dell'eruzione, pian piano anche a Nola,
l'area dell'antico Capitolium, trasformato in chiesa, diventò luogo di
riaggregazione, intorno a cui si sviluppò la città medioevale.
le origini (VIII / VII secolo a.C.)
la "città nuova" (fine VII / VI secolo a.C.)
Nola, Napoli e... Atene (V secolo a.C.)
la città dei cavalieri (IV secolo a.C.)
il dominio di Roma (III secolo a.C. IV secolo d.C.)
Nessun commento:
Posta un commento