giovedì 11 giugno 2015

Nola: la 'Città Nuova' - Il dominio di Roma

NOLA: LA "CITTA’ NUOVA"
DELLA CAMPANIA ANTICA

le origini (VIII / VII secolo a.C.)
la "città nuova" (fine VII / VI secolo a.C.)
Nola, Napoli e... Atene (V secolo a.C.)
la città dei cavalieri (IV secolo a.C.)
il dominio di Roma (III secolo a.C. IV secolo d.C.)

IL DOMINIO DI ROMA (III secolo a.C. - V secolo d.C.)
La sezione relativa alla dominazione romana occupa la parte finale dell'ex refettorio, la saletta successiva ed il porticato del cortile.
Sono documentate le varie fasi della romanizzazione, con reperti scultorei di notevole importanza: le due statue funerarie in calcare dalla necropoli della località Cangio, il rilievo da Scisciano pertinente ad un recinto funerario a forma di porta di città; al periodo augusteo sono da attribuire i sei pilastrini con rilievi dall'anfiteatro, una statua eroica ed una base posta dal collegio degli Augustali, mentre un'iscrizione che ricorda il restauro del tempio dedicato al Genio della Colonia risale all'imperatore Tito. Sono infine esposti una statua coricata del periodo traianeo, un'iscrizione di un edificio pubblico dedicato ad Adriano ed infine una testa femminile del periodo compreso tra gli Antonini e i Severi.

L'espansione di Roma
L'espansione di Roma in Campania, iniziata nel IV sec. a.C., proseguì negli anni successivi con grande vigore.
L'ingresso nell'orbita di Roma significò per tutte le aree della regione l'avvio di un processo che porterà in breve alla completa assimilazione e alla formazione di una cultura comune.
Divenuta, dopo la conquista, federata di Roma conservando la propria sovranità e la propria costituzione, Nola restò fedele all'alleanza anche durante la seconda guerra punica: un tentativo di defezione, organizzato dalla fazione popolare che parteggiava per Annibale, fu sventato nel 216 a.C. per l'intervento del pretore Marco Claudio Marcello che, chiamato dal Senato Nolano, composto da aristocratici filoromani, pose fine all'insurrezione facendo porre a morte i capi del partito popolare.
Annibale fu respinto e Nola diventò una delle basi dell'esercito romano.

La città nel Il secolo a.C.
Dopo le guerre puniche e l'espansione di Roma nel Mediterraneo, si crearono delle condizioni di pace che favorirono sviluppo e prosperità per le città dell'Italia e della Campania.
Furono, allora, introdotti metodi di coltivazione più razionali, mentre l'impiego di manodopera a basso costo, come gli schiavi, disponibili, dopo le guerre in grandissimo numero, permise di incrementare alcune produzioni agricole e artigianali.
Grazie al protettorato di Roma, ci fu la possibilità per gli imprenditori campani di inserirsi nei grandi circuiti commerciali e di accumulare enormi ricchezze: lo attesta la presenza di mercatores e negotatiores di città campane in Grecia, soprattutto a Delo, che era allora il maggior porto dove confluivano i commerci più importanti, e in Oriente.
I ceti dirigenti delle città italiche vennero cosi in contatto diretto con il mondo greco e orientale, e con la cultura ellenistica, di cui subirono il fascino; soprattutto i proprietari terrieri e i grandi commercianti fecero proprio il lusso del mondo ellenistico, che veniva orgogliosamente ostentato nelle loro città, nelle case e nei monumenti.
Anche Nola risentì gli effetti benefici di tale prosperità economica e assunse un nuovo assetto, venendo dotata di imponenti edifici pubblici e di lussuose abitazioni private.
Sul modello dei capitolia delle colonie romane, nell'area ove sorge attualmente il Duomo, si diede avvio alla realizzazione di una piazza dominata da un tempio dedicato a Giove: lo fa supporre un bellissimo frammento di pavimento a mosaico di tessere piccolissime (opus vermicuiatum), rappresentante un' aquila che stringe negli artigli una serpe, venuto in luce sotto la Cattedrale.
Secondo le aspirazioni dei ceti dirigenti a imitare il modo di vivere dei Greci e a partecipare alla loro cultura, la città fu dotata di un teatro, innalzato nella zona meridionale: dell'edificio restano però solo strutture relative a ristrutturazioni di età imperiale.
Infine nuovi quartieri sorsero nella zona nord-occidentale, caratterizzati da grandi abitazioni, come attestano le strutture in blocchi di tufo e i pavimenti in signino e mosaico, che costituiscono le fasi più antiche dei complessi abitativi di via Saccaccio e di via Polveriera.

L'arrivo dei coloni
La guerra sociale (ovvero condotta da Roma contro i socii, gli alleati che volevano ottenere la piena cittadinanza romana) che si concluse con la disfatta degli Italici, diede una brusca accelerazione al processo di romanizzazione: dopo alterne vicende belliche, che si intrecciarono anche con la guerra civile tra le fazioni mariana e sillana, ed un lungo assedio, anche Nola, che era rimasto l'ultimo avamposto della resistenza italica, nell'80 a.C. fu conquistata da Silla, che vi tradusse una colonia di suoi veterani.
Le tracce della riorganizzazione territoriale allora condotta, con le divisioni "centuriali" dei terreni che vennero distribuiti ai veterani, sono tuttora riconoscibili intorno a Nola, in quanto su di esse si sono impiantati alcuni centri dell'agro nolano come Cimitile, Camposano, Cicciano, Comiziano, ecc.
La deduzione di una colonia di veterani di Silla e la conseguente riorganizzazione territoriale che seguì alterò notevolmente l'articolazione sociale della città e certamente vi dovettero essere per un certo periodo tensioni tra i vecchi abitanti e i coloni.
L'allontanamento, almeno temporaneo, delle antiche famiglie locali dalla conduzione della cosa pubblica, la romanizzazione delle istituzioni amministrative, comportarono la rapida decadenza della cultura ellenizzante e la scomparsa dell'osco a favore del latino.
Furono allora realizzate opere e monumenti ritenuti essenziali all'immagine e al decoro della colonia e alle nuove funzioni.
Forse allora, si procedette a trasformare il tempio di Giove nel Capitohum della colonia, che fu decorato sul modello di quanto realizzato da Silla nel santuario di Palestrina, con fregi dorici dalle metope con raffigurazioni di armi, di animall fantastici, della lupa con i gemelli, ecc., alcune delle quali sono attualmente inserite nel campanile del Duomo e in Palazzo Covone.
Anche le mura della città furono restaurate o ricostruite in alcune parti: di tale intervento resta visibile un lungo tratto a Nord, la c.d. "Muraglia", realizzata in "opera quasi reticolata".
Ma un elemento del tutto nuovo che compare con l'arrivo dei coloni romani e legato alla loro ideologia gentilizia, fu la trasformazione delle aree di necropoli. Si assiste infatti in questo periodo alla monumentalizzazione delle strade extraurbane, con il sistematico impianto ai lati di esse di grandi e piccoli monumenti sepolcrali, delle più diverse tipologie, ornati di sculture e rilievi; uso che si protrae anche nei secoli successivi.
Il fine di questi monumenti, che erano collocati in punti, come le strade di accesso alla città, dove erano particolarmente visibili, era quello di celebrare il prestigio, i meriti, le ricchezze e, soprattutto, il rango politico e sociale dei defunti e delle loro famiglie.
Le statue che ornavano alcuni dei sepolcri, ne raffiguravano i proprietari, che vengono rappresentati con un accentuato realismo nei tratti somatici e con evidenziati i simboli della loro condizione sociale; che costituiscono gli ultimi attardati esempi di quel linguaggio italico, che ormai va scomparendo a Roma, ma che nelle regioni interne continua a trovare espressione sia tra i vecchi che tra i nuovi abitanti.

I luoghi del divertimento: l'anfiteatro
I giochi gladiatorii, in origine celebrati per rendere onore alla memoria di defunti durante i funerali, sembra che abbiano avuto la loro patria in Campania. Ivi la passione per tali spettacoli era fortissima, quasi al livello del tifo per il gioco del calcio di oggi, sia tra le popolazioni italiche sia tra i veterani delle colonie romane, che più di ogni altra cosa amavano questo tipo di giochi.
Sorse così il bisogno di creare edifici stabili per tali spettacoli, divenuti abituali rappresentazioni, offerte a spese pubbliche o da privati cittadini molto ricchi e desiderosi di onori, che si assumevano molte delle spese spettanti alle città.
Così anche Nola, come altre città, verso la metà del I secolo a.C. fu dotata di un anfiteatro. Come luogo di costruzione fu scelta una zona a ridosso della cinta muraria settentrionale, occupata da altre costruzioni, che furono espropriate e abbattute.
Venne così sfruttato il terrapieno interno delle mura per poggiare parte delle strutture, mentre l'ubicazione decentrata, in una zona della città poco urbanizzata, vicino ad una porta, facilitava l'afflusso ed il deflusso delle masse, tenuto conto che gli spettacoli richiamavano anche gli abitanti del contado e delle città vicine.
Gli scavi effettuati finora hanno messo in luce circa un quarto dell'intera struttura dell'edificio che, di forma ellittica, misura sull'asse maggiore 138 metri e su quello minore 108 metri, con una capienza di circa 20.000 spettatori.
All'esterno il prospetto dell'edificio era costituito da un muro continuo, decorato con pannelli di stucco che imitavano un rivestimento in lastre di marmo, e con aperture che costituivano gli ingressi ai corridoi che portavano ai vari livelli.
Il podio dell'arena presentava un rivestimento in lastre di marmo e si concludeva in cima con una balaustra.

L'età di Augusto
La fine delle guerre civili con la battaglia di Azio (31 a.C.) e l'avvento del nuovo regime augusteo significò per tutta l'Italia l'inizio di una fase di assestamento, stabilità e ripresa dello sviluppo.
Augusto avviò un vasto programma di rimessa in ordine e rinnovamento dello Stato e della società, i cui motivi conduttori furono la rinascita religiosa e morale, il ritorno alla virtur e alla dignità propria del popolo romano. La pace assicurata da Roma, la pietar verso gli dei, il trionfo sui barbari, l'esaltazione dell'imperatore furono i temi e gli ideali che costituirono, sia nella letteratura che nell'arte, il programma di politica culturale che accompagnò la presa del potere da parte di Augusto.
Artisti, architetti, poeti, artigiani diedero vita ad un nuovo linguaggio che si diffuse in tutto il mondo romano.
In Campania si dispiegò un vasto programma di opere pubbliche con la creazione o il potenziamento di infrastrutture come la rete stradale o la costruzione dell'acquedotto del Senno, che rappresentò una delle più grandiose opere di ingegneria realizzate per la sua portata e lunghezza (più di 100 chilometri), le cui diramazioni alimentavano le città di Nola, Atella, Acerra, Pompei, Napoli, fino all'area flegrea.
Un tratto del condotto è conservato a Palma Campania in località Tirone.
Certamente Augusto favorì con privilegi Nola, la città dove il padre Ottavio era morto e dove la sua famiglia era proprietaria di vasti possedimenti.
La colonia che dedusse per i veterani delle guerre del secondo triumvirato, la Colonia Felix Augusta Nola, non dovette sconvolgere granché gli equilibri esistenti e gli espropri effettuati per distribuire le terre ai soldati, dovettero essere largamente indennizzati ai proprietari.
E la città, come Roma, grazie alla munificenza del princeps e delle classi dirigenti municipali, che si fecero interpreti degli ideali e delle direttive del nuovo regime, si arricchì di nuovi edifici pubblici, mentre altri furono ristrutturati ed abbelliti.
E il caso del teatro, che forse, come sappiamo da una iscrizione perduta (CIL X 1264), fu restaurato ed abbellito con colonne di marmo dalla Res Publica Nolanorum. I grandi blocchi di calcare con cui venne rivestito l'edificio furono riutilizzati poi dal conte Orso Orsini nel XV secolo nella facciata del suo palazzo, la c.d. Regia, in piazza Giordano Bruno, e in altri edifici a Nola e Napoli, mentre una base di colonna di tipo attico con decorazione a treccia e altri frammenti recuperati da scavi recenti, ci danno un'idea dello splendore dell'edificio scenico in tale periodo.
Anche l'anfiteatro subì ristrutturazioni e fu arricchito da un ricco apparato decorativo, come indicano i sei pilastrini di calcare, recuperati dagli scavi, posti a reggere delle balaustre, decorati con motivi propri del periodo augusteo, come fregi d'armi, trofei con prigionieri e scene di amazzonomachia alludenti forse alle vittorie in Oriente e alla sottomissione dei barbari.
Come sappiamo dalle fonti Augusto morì a Nola, nella villa che fu del padre Ottavio, e che tale casa fu poi dal successore Tiberio consacrata e accanto vi fu innalzato un tempio in onore dell'imperatore divinizzato.
Considerato quindi, il rapporto diretto che si era creato tra il sovrano e la città, il culto reso ad Augusto dovette essere molto sentito e diffuso: lo attestano le iscrizioni poste dai collegi degli Augustales, sorti proprio per promuovere il culto imperiale. Le immagini dell'imperatore e della sua famiglia, diffuse in tutto l'impero, divennero modelli a cui rifarsi e a cui si tese ad intonare la produzione ritrattistica del tempo. L'età imperiale
Con Augusto Nola aveva acquistato quella fisionomia di piccolo centro di provincia, caratterizzato da alcuni edifici pubblici tipici delle città romane, che nei secoli successivi non avrebbe subito mutamenti sostanziali.
Due altre deduzioni coloniarie furono effettuate all'epoca degli imperatori Vespasiano e Nerva: la città fu dotata di nuovi edifici, come alcuni complessi termali, ritrovati sotto la chiesa di S. Biagio e nel cortile di palazzo Orsini.
Anche le case si arricchirono di lussuose pavimentazioni a mosaico come quelli di un'abitazione in via Circumvallazione, con motivi geometrici a poligoni, esagoni, ottagoni, allacciati tra loro, riecheggianti le partiture dei soffitti a stucco.
Nola dovette subire seri danni a causa dell'eruzione del Vesuvio che nel 79 d.C. distrusse Pompei ed Ercolano, come riportato da un'iscrizione posta su un tempietto, che testimonia l'infaticabile opera di ricostruzione intrapresa, dopo la catastrofe, dall'imperatore Tito, che nominò due funzionari appositi, i "curatores restituendae Campaniae".
Al periodo dell'imperatore Traiano è da attribuire il torso di una statua loricata, in cui i motivi decorativi della corazza sono ancora fortemente influenzati da elementi propri dell'età di Augusto e che dimostrano i forti legami stabilitisi tra la città e tale imperatore e quanto fossero radicati gli ideali di quel periodo.
Anche all'imperatore Adriano fu dedicato un imponente edificio, come si deduce dall'iscrizione posta su un'architrave (CIL X 1243), ritrovata in un'area vicina all'anfiteatro.
In una iscrizione, sempre del periodo adrianeo, databile tra il 124 ed il 132, reimpiegata poi nella tomba del Vescovo Paolino junior (+442) a Cimitile, si ricorda che la nobildonna nolana Varia Pansina, sorella di L. Vario Ambibulo, che fu poi console nel 132, dedicò un portico con statue e giardini a Venere Giovia e al Genio della Colonia, di cui doveva esistere un tempio a Nola.

Verso il Medioevo
Già dalla metà del Il secolo si era andato profilando l'inizio di una grande crisi dell'impero romano, le cui radici erano molto profonde.
Lo scardinamento morale e religioso, l'organizzazione sociale invecchiata, l'anarchia militare, l'accentramento dei beni nelle mani di pochi e la sparizione delle classi medie, ebbero come effetto il decremento demografico, la diminuzione della produttività economica e degli scambi commerciali, con conseguente decadimento e spopolamento delle città.
Tomba Già nel III secolo è rara la costruzione di nuovi edifici: solo con la dinastia dei Severi sembra esservi una ripresa a Nola, come testimoniano la trasformazione in abitazione privata del complesso di epoca precedente esistente sotto la chiesa di 5. Biagio, con pavimenti a mosaico da fontane a mosaico, ritrovate una nel 1961 nel palazzo Scala e l'altra di recente in via Polveriera. In quest'ultimo complesso è stata ritrovata anche una testa femminile, la cui acconciatura, staccabile del profilo del volto, ricalca quelle delle principesse della casa imperiale nell'epoca tra gli Antonini e i Severi.
Anche il busto del c.d. Clodio Albino, ritrovato nel 1894 in via Santorelli, sembra indicare un rapporto privilegiato che si era creato tra Nola e la casa imperiale.

Testa femminile. Dal complesso di Via Polveriera. III sec. d.C.

Tra il III ed il IV secolo gli interventi pubblici sono ormai minimi e fatti solo per tamponare situazioni di emergenza, come il restauro dell'acquedotto del Serino voluto da Costantino o il ripristino di alcune arterie stradali di rilevante importanza.
Un'iscrizione proveniente dagli scavi del Duomo di Napoli (dove potrebbe essere pervenuta da Nola, acquistata, insieme ad altro materiale di spoglio, dai Carafa), databile al periodo dopo Costantino, ricorda un personaggio, Flavio Lucrezio Pubuano, che aveva curato la realizzazione per il mercato di una bilancia e di pesi regolari, e che ci dà quindi notizia di vitalità della città ancora in quest'epoca.
Ma i segni di decadenza sono sempre più evidenti e i dati archeologici ci testimoniano che l'area abitata della città va progressivamente riducendosi con l'abbandono degli edifici.
Comincia anche l'epoca del grande spoglio e riutilizzo di materiali artistici, sculture, rilievi, epigrafi delle età precedenti: agli inizi del VI secolo tutto l'apparato decorativo dell'anfiteatro era stato staccato per essere riutilizzato probabilmente nelle basiliche di Cimitile.
Le distruzioni apportate dalle invasioni barbariche dei Visigoti di Alarico nel 410 e dei Vandali di Genserico nel 455 ed infine l'eruzione del Vesuvio "c.d. di Pollena" che agli inizi del VI secolo copri con uno spesso strato di lapilli, ceneri e fango tutta la piana nolana, non fecero che chiudere un processo ormai da tempo avviato a conclusione.
La fine della città non significò necessariamente la fine dell'insediamento: la nuova forza generatrice era rappresentata ormai dal Cristianesimo e da esso verrà l'impulso alle nuove espressioni artistiche.
S. Paolino, che fu vescovo di Nola dal 410 al 431, creò intorno alla tomba di S. Felice a Cimitile un grande santuario, costituito da varie basiliche, con un ricchissimo apparato decorativo che richiamava concetti teologici e raccontava ai fedeli, per lo più analfabeti, gli episodi delle Sacre Scritture. Grazie a Paolino, Cimitile diventò uno dei centri più importanti della Cristianità in Occidente, dove affluivano pellegrini, non solo dall'Italia e dall'Europa, ma anche dall'Asia e dall'Africa.
Dopo la catastrofe dell'eruzione, pian piano anche a Nola, l'area dell'antico Capitolium, trasformato in chiesa, diventò luogo di riaggregazione, intorno a cui si sviluppò la città medioevale.

le origini (VIII / VII secolo a.C.)
la "città nuova" (fine VII / VI secolo a.C.)
Nola, Napoli e... Atene (V secolo a.C.)
la città dei cavalieri (IV secolo a.C.)
il dominio di Roma (III secolo a.C. IV secolo d.C.)

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