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NOLA
La città di Nola sorge nella parte orientale della fertile pianura campana, ai piedi di amene colline.
Il territorio fu abitato dagli Ausoni e dagli Osci. Passò ben presto sotto l'influenza degli Etruschi e poi dei Sanniti.
Nel 311 a.C. fece parte dello Stato Romano.
Nel 14 d.C. vi morì l'imperatore Augusto che nel territorio della città possedeva una sontuosa villa, trasformata in tempio dopo la sua morte. |
![]() Nola - Palazzo di Città |
mercoledì 22 luglio 2015
N O L A
sabato 13 giugno 2015
venerdì 12 giugno 2015
Convento di S. Angelo in Palco
![]() Porticato antistante la Chiesa. ![]() Chiostro cinquecentesco. ![]() Scorcio del refettorio tardogotico con ciclo pittorico settecentesco alle pareti e sulle volte ![]() L'Ultima cena: affresco sulla parete di fondo del refettorio databile al 1503. |
S. Angelo
Edificato nel 1430 circa da Raimondo Orsini, conte di Nola, il Convento di S. Angelo in Palco
si presenta oggi come un insieme di forme architettoniche differenti.
Sul lato meridionale del chiostro si trova il bellissimo refettorio che è un ambiente rettangolare molto spazioso ed illuminato da tre grandi finestroni esposti a sud. La copertura presenta una struttura tardo gotica con volte a crociera tutte dipinte. Le volte e le vele sono riccamente affrescate con motivi vegetali, figure bizzarre, mascheroni, puttini, figure di Santi e di Profeti, di Evangelisti ed altro. Come pure sono affrescate le pareti laterali, con motivi che riguardano, invece, episodi biblici del Vecchio e Nuovo Testamento e di Santi francescani. Similmente vi sono affreschi sulle pareti di fondo, lato est e lato ovest. Ma gli affreschi più interessanti del refettorio, sia per le tonalità chiaroscurali che per la dolcezza delle linee del disegno delle figure, sono senza dubbio quelli che si trovano nel lunettone di fondo, lato occidentale. Su due registri mirabilmente conservati si possono ammirare l'"Ultima cena", la "Lavanda dei piedi" e la "Crocifissione", databili al 1503. Completa l'affresco la lunga fascia dipinta riproducente alcuni medaglioni di Santi francescani. |
Gli Anfiteatri di Nola
Anfiteatro laterizio: muro di cinta - fornice principale
Zona degli scavi |
I° sec. a.C. Ciro Rubino-Storia di Nola - I.G.E.I. - Napoli
Alla fine del I sec d.C. Nola contava due Anfiteatri: il Laterizio ed
il Marmoreo. |
Palazzo Orsini
![]() Facciata esterna del Palazzo Orsini ![]() Facciata esterna - particolare ![]() Cortile interno ![]() Stemma raffigurante l'arma inquartata di Niccolò Orsini e della consorte Gorizia Sabrano |
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Da circa dieci giorni si stanno eseguendo a cura della Soprintendenza ai Monumenti degli scavi lungo la facciata della Reggia Orsini per mettere alla luce una serie di marmi di epoca romana che circondano tutta la base dell'edificio.
Durante alcuni saggi di scavo si è scoperto che i blocchi di marmo che coprono l'intera facciata proseguono anche al disotto dell'attuale piano.
Dalle immagini si può notare che il precedente livello stradale era sottoposto di almeno 50/60 cm. come dimostra anche il ritrovamento di una vecchia pavimentazione e il basamento del portale dell'ingresso della stessa Reggia.
Al disotto di questo livello verso la destra della facciata si è rinvenuto su di un blocco squadrato, facente parte del basamento, una iscrizione che copre l'intero blocco.
si nota il livello di una pavimentazione precedente | il sito dello scavo: si notano i vari livelli |
la freccia indica il blocco con l'"iscrizione" |
il blocco con l'iscrizione |
scavo sulla sinistra del Portale | la base dello stipite sinistro del portale portato alla luce |
giovedì 11 giugno 2015
Corteo degli Orsini - 2001
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Corteo storico degli Orsini | |
![]() |
" Ogni anno, nella prima decade di giugno 150 figuranti in costume per le vie della citta' " |
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Pro Loco Città di Nola "FAG per Nola" "Ass.Cult. Corteo degli Orsini" |
![]() |
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"negli otto giorni, quando si fa la fiera e la festa di S. Paolino, è permesso a tutti di stare liberamente e impunemente in città. L'autorità di tutti i magistrati tace sospesa, come sono sospese tutte le gabelle ed allora, dai paesi vicini,
vengono in città moltissimi commercianti con innumerevoli mercanzie, per vendere e comprare, senza pagare portolanie. |
![]() |
![]() |
![]() città al "maestro del mercato" |
Sulla scorta di Ambrogio Leone (storico nolano - 1459/1525) e dei cronisti a lui precedenti, la "FAG per Nola" ha ricostruito testi, modalità e costumi del Corteo storico con cui, nel Trecento, i Conti Orsini, aprivano i festeggiamenti in onore del patrono, Paolino di Bordeaux, ricevendo in città mercanti, artisti, visitatori da ogni parte del regno. |
Nola: la 'Città Nuova' - Il dominio di Roma
DELLA CAMPANIA ANTICA
le origini (VIII / VII secolo a.C.)
la "città nuova" (fine VII / VI secolo a.C.)
Nola, Napoli e... Atene (V secolo a.C.)
la città dei cavalieri (IV secolo a.C.)
il dominio di Roma (III secolo a.C. IV secolo d.C.)
IL DOMINIO DI ROMA (III secolo a.C. - V secolo
d.C.)
La sezione relativa alla dominazione romana occupa la parte
finale dell'ex refettorio, la saletta successiva ed il porticato del
cortile.
Sono documentate le varie fasi della romanizzazione, con
reperti scultorei di notevole importanza: le due statue funerarie in calcare
dalla necropoli della località Cangio, il rilievo da Scisciano pertinente ad un
recinto funerario a forma di porta di città; al periodo augusteo sono da
attribuire i sei pilastrini con rilievi dall'anfiteatro, una statua eroica ed
una base posta dal collegio degli Augustali, mentre un'iscrizione che ricorda il
restauro del tempio dedicato al Genio della Colonia risale all'imperatore Tito.
Sono infine esposti una statua coricata del periodo traianeo, un'iscrizione di
un edificio pubblico dedicato ad Adriano ed infine una testa femminile del
periodo compreso tra gli Antonini e i Severi.
L'espansione di Roma
L'espansione di Roma in Campania, iniziata nel IV sec. a.C.,
proseguì negli anni successivi con grande vigore.
L'ingresso nell'orbita di Roma significò per tutte le aree
della regione l'avvio di un processo che porterà in breve alla completa
assimilazione e alla formazione di una cultura comune.
Divenuta, dopo la conquista, federata di Roma conservando la
propria sovranità e la propria costituzione, Nola restò fedele all'alleanza
anche durante la seconda guerra punica: un tentativo di defezione, organizzato
dalla fazione popolare che parteggiava per Annibale, fu sventato nel 216 a.C.
per l'intervento del pretore Marco Claudio Marcello che, chiamato dal Senato
Nolano, composto da aristocratici filoromani, pose fine all'insurrezione facendo
porre a morte i capi del partito popolare.
Annibale fu respinto e Nola diventò una delle basi
dell'esercito romano.
La città nel Il secolo a.C.
Dopo le guerre puniche e l'espansione di Roma nel Mediterraneo,
si crearono delle condizioni di pace che favorirono sviluppo e prosperità per le
città dell'Italia e della Campania.
Furono, allora, introdotti metodi di coltivazione più
razionali, mentre l'impiego di manodopera a basso costo, come gli schiavi,
disponibili, dopo le guerre in grandissimo numero, permise di incrementare
alcune produzioni agricole e artigianali.
Grazie al protettorato di Roma, ci fu la possibilità per gli
imprenditori campani di inserirsi nei grandi circuiti commerciali e di
accumulare enormi ricchezze: lo attesta la presenza di mercatores e
negotatiores di città campane in Grecia, soprattutto a Delo, che era
allora il maggior porto dove confluivano i commerci più importanti, e in
Oriente.
I ceti dirigenti delle città italiche vennero cosi in contatto
diretto con il mondo greco e orientale, e con la cultura ellenistica, di cui
subirono il fascino; soprattutto i proprietari terrieri e i grandi commercianti
fecero proprio il lusso del mondo ellenistico, che veniva orgogliosamente
ostentato nelle loro città, nelle case e nei monumenti.
Anche Nola risentì gli effetti benefici di tale prosperità
economica e assunse un nuovo assetto, venendo dotata di imponenti edifici
pubblici e di lussuose abitazioni private.
Sul modello dei capitolia delle colonie romane,
nell'area ove sorge attualmente il Duomo, si diede avvio alla realizzazione di
una piazza dominata da un tempio dedicato a Giove: lo fa supporre un bellissimo
frammento di pavimento a mosaico di tessere piccolissime (opus vermicuiatum),
rappresentante un' aquila che stringe negli artigli una serpe, venuto in
luce sotto la Cattedrale.
Secondo le aspirazioni dei ceti dirigenti a imitare il modo di
vivere dei Greci e a partecipare alla loro cultura, la città fu dotata di un
teatro, innalzato nella zona meridionale: dell'edificio restano però solo
strutture relative a ristrutturazioni di età imperiale.
Infine nuovi quartieri sorsero nella zona nord-occidentale,
caratterizzati da grandi abitazioni, come attestano le strutture in blocchi di
tufo e i pavimenti in signino e mosaico, che costituiscono le fasi più antiche
dei complessi abitativi di via Saccaccio e di via Polveriera.
L'arrivo dei coloni
La guerra sociale (ovvero condotta da Roma contro i socii,
gli alleati che volevano ottenere la piena cittadinanza romana) che si
concluse con la disfatta degli Italici, diede una brusca accelerazione al
processo di romanizzazione: dopo alterne vicende belliche, che si intrecciarono
anche con la guerra civile tra le fazioni mariana e sillana, ed un lungo
assedio, anche Nola, che era rimasto l'ultimo avamposto della resistenza
italica, nell'80 a.C. fu conquistata da Silla, che vi tradusse una colonia di
suoi veterani.
Le tracce della riorganizzazione territoriale allora condotta,
con le divisioni "centuriali" dei terreni che vennero distribuiti ai veterani,
sono tuttora riconoscibili intorno a Nola, in quanto su di esse si sono
impiantati alcuni centri dell'agro nolano come Cimitile, Camposano, Cicciano,
Comiziano, ecc.
La deduzione di una colonia di veterani di Silla e la
conseguente riorganizzazione territoriale che seguì alterò notevolmente
l'articolazione sociale della città e certamente vi dovettero essere per un
certo periodo tensioni tra i vecchi abitanti e i coloni.
L'allontanamento, almeno temporaneo, delle antiche famiglie
locali dalla conduzione della cosa pubblica, la romanizzazione delle istituzioni
amministrative, comportarono la rapida decadenza della cultura ellenizzante e la
scomparsa dell'osco a favore del latino.
Furono allora realizzate opere e monumenti ritenuti essenziali
all'immagine e al decoro della colonia e alle nuove funzioni.
Forse allora, si procedette a trasformare il tempio di Giove
nel Capitohum della colonia, che fu decorato sul modello di quanto
realizzato da Silla nel santuario di Palestrina, con fregi dorici dalle metope
con raffigurazioni di armi, di animall fantastici, della lupa con i gemelli,
ecc., alcune delle quali sono attualmente inserite nel campanile del Duomo e in
Palazzo Covone.
Anche le mura della città furono restaurate o ricostruite in
alcune parti: di tale intervento resta visibile un lungo tratto a Nord, la c.d.
"Muraglia", realizzata in "opera quasi reticolata".
Ma un elemento del tutto nuovo che compare con l'arrivo dei
coloni romani e legato alla loro ideologia gentilizia, fu la trasformazione
delle aree di necropoli. Si assiste infatti in questo periodo alla
monumentalizzazione delle strade extraurbane, con il sistematico impianto ai
lati di esse di grandi e piccoli monumenti sepolcrali, delle più diverse
tipologie, ornati di sculture e rilievi; uso che si protrae anche nei secoli
successivi.
Il fine di questi monumenti, che erano collocati in punti, come
le strade di accesso alla città, dove erano particolarmente visibili, era quello
di celebrare il prestigio, i meriti, le ricchezze e, soprattutto, il rango
politico e sociale dei defunti e delle loro famiglie.
Le statue che ornavano alcuni dei sepolcri, ne raffiguravano i
proprietari, che vengono rappresentati con un accentuato realismo nei tratti
somatici e con evidenziati i simboli della loro condizione sociale; che
costituiscono gli ultimi attardati esempi di quel linguaggio italico, che ormai
va scomparendo a Roma, ma che nelle regioni interne continua a trovare
espressione sia tra i vecchi che tra i nuovi abitanti.
I luoghi del divertimento: l'anfiteatro
I giochi gladiatorii, in origine celebrati per rendere
onore alla memoria di defunti durante i funerali, sembra che abbiano avuto la
loro patria in Campania. Ivi la passione per tali spettacoli era fortissima,
quasi al livello del tifo per il gioco del calcio di oggi, sia tra le
popolazioni italiche sia tra i veterani delle colonie romane, che più di ogni
altra cosa amavano questo tipo di giochi.
Sorse così il bisogno di creare edifici stabili per tali
spettacoli, divenuti abituali rappresentazioni, offerte a spese pubbliche o da
privati cittadini molto ricchi e desiderosi di onori, che si assumevano molte
delle spese spettanti alle città.
Così anche Nola, come altre città, verso la metà del I secolo
a.C. fu dotata di un anfiteatro. Come luogo di costruzione fu scelta una zona a
ridosso della cinta muraria settentrionale, occupata da altre costruzioni, che
furono espropriate e abbattute.
Venne così sfruttato il terrapieno interno delle mura per
poggiare parte delle strutture, mentre l'ubicazione decentrata, in una zona
della città poco urbanizzata, vicino ad una porta, facilitava l'afflusso ed il
deflusso delle masse, tenuto conto che gli spettacoli richiamavano anche gli
abitanti del contado e delle città vicine.
Gli scavi effettuati finora hanno messo in luce circa un quarto
dell'intera struttura dell'edificio che, di forma ellittica, misura sull'asse
maggiore 138 metri e su quello minore 108 metri, con una capienza di circa
20.000 spettatori.
All'esterno il prospetto dell'edificio era costituito da un
muro continuo, decorato con pannelli di stucco che imitavano un rivestimento in
lastre di marmo, e con aperture che costituivano gli ingressi ai corridoi che
portavano ai vari livelli.
Il podio dell'arena presentava un rivestimento in lastre di
marmo e si concludeva in cima con una balaustra.
L'età di Augusto
La fine delle guerre civili con la battaglia di Azio (31
a.C.) e l'avvento del nuovo regime augusteo significò per tutta l'Italia
l'inizio di una fase di assestamento, stabilità e ripresa dello sviluppo.
Augusto avviò un vasto programma di rimessa in ordine e
rinnovamento dello Stato e della società, i cui motivi conduttori furono la
rinascita religiosa e morale, il ritorno alla virtur e alla dignità
propria del popolo romano. La pace assicurata da Roma, la pietar verso
gli dei, il trionfo sui barbari, l'esaltazione dell'imperatore furono i temi e
gli ideali che costituirono, sia nella letteratura che nell'arte, il programma
di politica culturale che accompagnò la presa del potere da parte di
Augusto.
Artisti, architetti, poeti, artigiani diedero vita ad un nuovo
linguaggio che si diffuse in tutto il mondo romano.
In Campania si dispiegò un vasto programma di opere pubbliche
con la creazione o il potenziamento di infrastrutture come la rete stradale o la
costruzione dell'acquedotto del Senno, che rappresentò una delle più grandiose
opere di ingegneria realizzate per la sua portata e lunghezza (più di 100
chilometri), le cui diramazioni alimentavano le città di Nola, Atella, Acerra,
Pompei, Napoli, fino all'area flegrea.
Un tratto del condotto è conservato a Palma Campania in
località Tirone.
Certamente Augusto favorì con privilegi Nola, la città dove il
padre Ottavio era morto e dove la sua famiglia era proprietaria di vasti
possedimenti.
La colonia che dedusse per i veterani delle guerre del secondo
triumvirato, la Colonia Felix Augusta Nola, non dovette sconvolgere
granché gli equilibri esistenti e gli espropri effettuati per distribuire le
terre ai soldati, dovettero essere largamente indennizzati ai proprietari.
E la città, come Roma, grazie alla munificenza del princeps e
delle classi dirigenti municipali, che si fecero interpreti degli ideali e delle
direttive del nuovo regime, si arricchì di nuovi edifici pubblici, mentre altri
furono ristrutturati ed abbelliti.
E il caso del teatro, che forse, come sappiamo da una
iscrizione perduta (CIL X 1264), fu restaurato ed abbellito con colonne di marmo
dalla Res Publica Nolanorum. I grandi blocchi di calcare con cui venne rivestito
l'edificio furono riutilizzati poi dal conte Orso Orsini nel XV secolo nella
facciata del suo palazzo, la c.d. Regia, in piazza Giordano Bruno, e in altri
edifici a Nola e Napoli, mentre una base di colonna di tipo attico con
decorazione a treccia e altri frammenti recuperati da scavi recenti, ci danno
un'idea dello splendore dell'edificio scenico in tale periodo.
Anche l'anfiteatro subì ristrutturazioni e fu arricchito da un
ricco apparato decorativo, come indicano i sei pilastrini di calcare, recuperati
dagli scavi, posti a reggere delle balaustre, decorati con motivi propri del
periodo augusteo, come fregi d'armi, trofei con prigionieri e scene di
amazzonomachia alludenti forse alle vittorie in Oriente e alla sottomissione dei
barbari.
Come sappiamo dalle fonti Augusto morì a Nola, nella villa che
fu del padre Ottavio, e che tale casa fu poi dal successore Tiberio consacrata e
accanto vi fu innalzato un tempio in onore dell'imperatore divinizzato.
Considerato quindi, il rapporto diretto che si era creato tra
il sovrano e la città, il culto reso ad Augusto dovette essere molto sentito e
diffuso: lo attestano le iscrizioni poste dai collegi degli Augustales,
sorti proprio per promuovere il culto imperiale. Le immagini dell'imperatore
e della sua famiglia, diffuse in tutto l'impero, divennero modelli a cui rifarsi
e a cui si tese ad intonare la produzione ritrattistica del tempo.
L'età imperiale
Con Augusto Nola aveva acquistato quella fisionomia di piccolo
centro di provincia, caratterizzato da alcuni edifici pubblici tipici delle
città romane, che nei secoli successivi non avrebbe subito mutamenti
sostanziali.
Due altre deduzioni coloniarie furono effettuate all'epoca
degli imperatori Vespasiano e Nerva: la città fu dotata di nuovi edifici, come
alcuni complessi termali, ritrovati sotto la chiesa di S. Biagio e nel cortile
di palazzo Orsini.
Anche le case si arricchirono di lussuose pavimentazioni a
mosaico come quelli di un'abitazione in via Circumvallazione, con motivi
geometrici a poligoni, esagoni, ottagoni, allacciati tra loro, riecheggianti le
partiture dei soffitti a stucco.
Nola dovette subire seri danni a causa dell'eruzione del
Vesuvio che nel 79 d.C. distrusse Pompei ed Ercolano, come riportato da
un'iscrizione posta su un tempietto, che testimonia l'infaticabile opera di
ricostruzione intrapresa, dopo la catastrofe, dall'imperatore Tito, che nominò
due funzionari appositi, i "curatores restituendae Campaniae".
Al periodo dell'imperatore Traiano è da attribuire il torso di
una statua loricata, in cui i motivi decorativi della corazza sono ancora
fortemente influenzati da elementi propri dell'età di Augusto e che dimostrano i
forti legami stabilitisi tra la città e tale imperatore e quanto fossero
radicati gli ideali di quel periodo.
Anche all'imperatore Adriano fu dedicato un imponente edificio,
come si deduce dall'iscrizione posta su un'architrave (CIL X 1243), ritrovata in
un'area vicina all'anfiteatro.
In una iscrizione, sempre del periodo adrianeo, databile tra il
124 ed il 132, reimpiegata poi nella tomba del Vescovo Paolino junior (+442) a
Cimitile, si ricorda che la nobildonna nolana Varia Pansina, sorella di L. Vario
Ambibulo, che fu poi console nel 132, dedicò un portico con statue e giardini a
Venere Giovia e al Genio della Colonia, di cui doveva esistere un tempio a
Nola.
Verso il Medioevo
Già dalla metà del Il secolo si era andato profilando l'inizio
di una grande crisi dell'impero romano, le cui radici erano molto profonde.
Lo scardinamento morale e religioso, l'organizzazione sociale
invecchiata, l'anarchia militare, l'accentramento dei beni nelle mani di pochi e
la sparizione delle classi medie, ebbero come effetto il decremento demografico,
la diminuzione della produttività economica e degli scambi commerciali, con
conseguente decadimento e spopolamento delle città.
Già nel III secolo è rara la costruzione di nuovi edifici: solo
con la dinastia dei Severi sembra esservi una ripresa a Nola, come testimoniano
la trasformazione in abitazione privata del complesso di epoca precedente
esistente sotto la chiesa di 5. Biagio, con pavimenti a mosaico da fontane a
mosaico, ritrovate una nel 1961 nel palazzo Scala e l'altra di recente in via
Polveriera. In quest'ultimo complesso è stata ritrovata anche una testa
femminile, la cui acconciatura, staccabile del profilo del volto, ricalca quelle
delle principesse della casa imperiale nell'epoca tra gli Antonini e i
Severi.
Anche il busto del c.d. Clodio Albino, ritrovato nel 1894 in
via Santorelli, sembra indicare un rapporto privilegiato che si era creato tra
Nola e la casa imperiale.
Testa femminile. Dal complesso di Via Polveriera. III sec. d.C.
Tra il III ed il IV secolo gli interventi pubblici sono ormai minimi e fatti
solo per tamponare situazioni di emergenza, come il restauro dell'acquedotto del
Serino voluto da Costantino o il ripristino di alcune arterie stradali di
rilevante importanza.
Un'iscrizione proveniente dagli scavi del Duomo di Napoli (dove
potrebbe essere pervenuta da Nola, acquistata, insieme ad altro materiale di
spoglio, dai Carafa), databile al periodo dopo Costantino, ricorda un
personaggio, Flavio Lucrezio Pubuano, che aveva curato la realizzazione per il
mercato di una bilancia e di pesi regolari, e che ci dà quindi notizia di
vitalità della città ancora in quest'epoca.
Ma i segni di decadenza sono sempre più evidenti e i dati
archeologici ci testimoniano che l'area abitata della città va progressivamente
riducendosi con l'abbandono degli edifici.
Comincia anche l'epoca del grande spoglio e riutilizzo di
materiali artistici, sculture, rilievi, epigrafi delle età precedenti: agli
inizi del VI secolo tutto l'apparato decorativo dell'anfiteatro era stato
staccato per essere riutilizzato probabilmente nelle basiliche di Cimitile.
Le distruzioni apportate dalle invasioni barbariche dei
Visigoti di Alarico nel 410 e dei Vandali di Genserico nel 455 ed infine
l'eruzione del Vesuvio "c.d. di Pollena" che agli inizi del VI secolo copri con
uno spesso strato di lapilli, ceneri e fango tutta la piana nolana, non fecero
che chiudere un processo ormai da tempo avviato a conclusione.
La fine della città non significò necessariamente la fine
dell'insediamento: la nuova forza generatrice era rappresentata ormai dal
Cristianesimo e da esso verrà l'impulso alle nuove espressioni artistiche.
S. Paolino, che fu vescovo di Nola dal 410 al 431, creò intorno
alla tomba di S. Felice a Cimitile un grande santuario, costituito da varie
basiliche, con un ricchissimo apparato decorativo che richiamava concetti
teologici e raccontava ai fedeli, per lo più analfabeti, gli episodi delle Sacre
Scritture. Grazie a Paolino, Cimitile diventò uno dei centri più importanti
della Cristianità in Occidente, dove affluivano pellegrini, non solo dall'Italia
e dall'Europa, ma anche dall'Asia e dall'Africa.
Dopo la catastrofe dell'eruzione, pian piano anche a Nola,
l'area dell'antico Capitolium, trasformato in chiesa, diventò luogo di
riaggregazione, intorno a cui si sviluppò la città medioevale.
le origini (VIII / VII secolo a.C.)
la "città nuova" (fine VII / VI secolo a.C.)
Nola, Napoli e... Atene (V secolo a.C.)
la città dei cavalieri (IV secolo a.C.)
il dominio di Roma (III secolo a.C. IV secolo d.C.)
Nola: la 'Città Nuova' - La città dei cavalieri
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DELLA CAMPANIA ANTICA
le origini (VIII / VII secolo a.C.) LA CITTÀ DEI CAVALIERI (IV secolo a.C.)
le origini (VIII / VII secolo a.C.) |
Nola: la 'Città Nuova' - Nola, Napoli e ... Atene
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DELLA CAMPANIA ANTICA
le origini (VIII / VII secolo a.C.) NOLA, NAPOLI E... ATENE (V secolo a.C.)
le origini (VIII / VII secolo a.C.) |
Nola: la 'Città Nuova'
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DELLA CAMPANIA ANTICA
le origini (VIII / VII secolo a.C.) "LA CITTÀ NUOVA" (fine VII-VI secolo a.C.)
le origini (VIII / VII secolo a.C.) |
Nola: la 'Città Nuova' - Le origini
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DELLA CAMPANIA ANTICA
le origini (VIII / VII secolo a.C.) LE ORIGINI (VIlI-VII secolo
a.C.)
le origini (VIII / VII secolo a.C.) |
Museo Storico-Archeologico
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DELLA CAMPANIA ANTICA A cura della Soprintendenza archeologica delle province di La mostra che viene presentata nelle sale restaurate del
pianoterra del complesso dell'ex convento delle Canossiane, costituirà uno dei
nuclei principali del nuovo Museo di Nola.
le origini (VIII / VII secolo a.C.) Il racconto si basa soprattutto sui risultati dello scavo dei
sepolcreti, perché ancora troppo poco sappiamo dell'abitato antico e dei suoi
monumenti, almeno per quanto riguarda la storia più antica dell'insediamento,
prima della conquista di Roma. |
mercoledì 10 giugno 2015
Sagra dei Gigli - Percorso storico della sfilata
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Storicità della festa nel tempo: 1500-1899 Rivestimento del Giglio Percorso storico della sfilata Assegnazione dei GIGLI
Piazza Duomo - Via S. Felice - Via Mozzillo - Piazza Collegio - Via Ciccone - Via P. di Napoli (Immacolata) - Piazza Marconi - Via P.ssa Margherita | | | V Via Cocozza - Piazza P. Maggio - Via A. Leone - Via Merliani - Piazza Calarese - Via Tansillo - Via S. Felice - Via S. Paolino - Piazza M.C. Marcello - Vico Piciocchi - Via T. Vitale - Piazza Duomo. |
Percorso storico della sfilata
Il percorso della sfilata, che si effettua nel pomeriggio della prima domenica dopo il 22 giugno, è stato modificato nel 1998.
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Sagra dei gigli - Struttura dei gigli
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Storicità della festa nel tempo: 1500-1899 Struttura del Giglio Rivestimento del Giglio Assegnazione dei GIGLI
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La festa dei gigli - Leonardo Avella - L.E.R. Napoli 1979. Preparazione degli scheletri dei gigli
Mentre nelle botteghe si preparano lavori in ornato di carta-pesta fuori, nei vari Rioni della città, si preparano le "borde" e cioè l'asse centrale dello scheletro di legno di ciascun obelisco. Il più delle volte i gigli sono costruiti davanti all'abitazione del "maestro di festa" il quale, avendo deciso di godersi tutto ciò che gli appartiene, osserva attentamente la costruzione nelle sue diverse fasi di lavorazione e, bada innanzi tutto che ogni particolare sia eseguito al "millimetro". |
Sagra dei Gigli - Origini della Festa
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Storicità della festa nel tempo: 1500-1899 Rivestimento del Giglio Assegnazione dei GIGLI
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Origini della festa DOCUMENTI DEL FOLCLORE NOLANO - Leonardo Avella - I.G.E.I. Napoli 1989.
E' tradizione presso i Nolani che la «festa dei gigli» tragga origine da un racconto di Papa Gregorio Magno il quale, trasmise gli accadimenti
così come gli furono riferiti dagli stessi Nolani giusto un secolo dopo al verificarsi di essi. |
Sagra dei Gigli - Nola e S. Paolino
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Nola e S. Paolino Storicità della festa nel tempo: 1500-1899 Rivestimento del Giglio Assegnazione dei GIGLI
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Nola e S. Paolino DOCUMENTI DEL FOLCLORE NOLANO - Leonardo Avella - I.G.E.I. Napoli 1989.
Nel giardino della dolce "Campania felix", alle spalle del Vesuvio in una distesa di verde circondata da frequenti colli che la cingono ad anfiteatro, siede Nola, città illustre ed orgogliosa del suo passato storico e culturale, "legata" nei secoli al nome di S. Paolino. In questo lembo di terra, ricco di colori accesi e al tempo stesso dolci e delicati ove la "natura è un giubilo ininterrotto di creazione", fiorisce la favola dei "gigli". La data di fondazione, 801 a.C., 48 anni prima della fondazione di Roma, si ricava da Velleio Patercolo (Storia romana, lib. I, cap. 7). Nel 524, e poi successivamente nel 474 a.C., troviamo Nola alleata ai Cumani nelle guerre contro gli Etruschi. Tale ipotesi si avvarrebbe di un frammento di Dionisio (XV,5) che chiamò i Nolani "popolo confinante ai Greci ed a loro affezionato". Oltre a ciò l'alleanza con i Calcidesi è avvalorata dal fatto che proprio in quel periodo le necropoli di Nola si arricchiscono di vasi attici. Testimonianze di questi sono offerte dalle varie necropoli nolane, i cui ritrovamenti hanno reso famoso il nome di Nola nel mondo. Infatti, non vi fu pittore greco o italico il cui nome non sia presente nei ritrovamenti delle succitate necropoli. Nel 400 a.C. (circa), Nola divenne la capitale della confederazione campana, con conseguente spostamento della sede da Cuma a Nola. Ciò fu determinato dal fatto che i Nolani ed i Sanniti, uniti anche ai Lucani, fecero della Campania un'unica Nazione. Nel 327 a.C. corre in aiuto ai Napoletani nella guerra contro i Romani. Infatti, arrivarono nelle due città di Neapolis e Palepoli, 2.000 soldati Nolani e 4.000 Sanniti. Nel 320 a.C., avvenne la celebre vittoria dei Nolani e dei Sanniti contro i Romani alle "forche caudine". In questo periodo sulle monete nolane compare il toro campano coronato dalla vittoria alata e nell'esergo: dei Nolani. Nel 314 a.C. i Romani, presa Neapolis e Palepoli, assediarono Nola e, dopo un lungo ed estenuante assedio, la conquistarono. Con la resa di Nola fini la seconda guerra sannitica. Per il coraggio ed il valore dimostrato dai Nolani nella difesa della propria città, i Romani li vollero premiare elevando Nola a "Municipium", per cui conservava le proprie leggi nominando propri magistrati. Nel 214-212 a.C. Nola rimasta fedele a Roma (a differenza di altre città che avevano aperte le porte al Cartaginese) respinse per ben tre volte l'attacco dell'invincibile Annibale. Nel 214 a.C., dopo la vittoria delle "aquile romane" sui Cartaginesi, a Nola, per la sua fedeltà, venne concesso il titolo di città "Confederata", per cui si governava come una repubblica avendo un proprio Senato ed il privilegio di battere moneta. Nel 183 a.C. trattò con i Napoletani circa il confine del suo territorio chiamando quale arbitro il console Quinto Fabio Labeone (Cicerone, de officiis, 1). Nello stesso tempo la stessa questione sorge per i confini con Avella. Infatti, i Nolani e gli Avellani stabilirono i limiti di confine in mezzo ad un tempio dedicato ad Ercole. A testimonianza di questo vi è il"cippus abellanus" che si conserva nel Museo del Seminario Vescovile di Nola. Nel 90 a.C. scoppiò la guerra sociale. Nola divenne la roccaforte della gente italica. Solo nell'anno 80, dopo circa dieci anni di accanite lotte, Silla assediò Nola, unica città che ancora resisteva. Silla, allora fece distruggere tutte le abitazioni che si trovavano fuori le mura della città ma i Nolani, piuttosto che arrendersi, preferirono dare alle fiamme la loro città. Nel 73 a.C. fu presa da Spartaco il quale se ne servi come sede per le più importanti operazioni militari contro i Romani. Nel 19 a.C. (circa) nasce la "Colonia Nolana Felix Augusta" voluta da Ottaviano che proprio in quell'anno ebbe "l'imperium consulare" (A.H.M. Iones, Laterza). In questo periodo vi è da registrare la edificazione del teatro nuovo. Nel 14 d.C. muore a Nola l'imperatore Ottaviano Augusto (Tacito, 1). Il palazzo ove morì venne trasformato in un tempio, per decreto del Senato, che Tiberio fece poi costruire. Nel 79 d.C., avvenne l'eruzione del Vesuvio che distrusse le città di Pompei, Stabia ed Ercolano e che alla stessa regione nolana causò danni ingentissimi. Nel 379 d.C. il console Ponzio Meropio Anicio Paolino scelse Nola quale sede consolare e fu da allora che Paolino ebbe il suo primo impatto con la comunità cristiana di Nola, con la quale, poi, doveva nascere il grande "connubio". Nel 377 d.C., il padre di Paolino muore ed il nostro futuro "Pastore" eredita una considerevole parte dei beni nonchè la dignità di Senatore. Nel 378 Ponzio Meropio Anicio Paolino appena ventiquattrenne viene eletto Console della Campania. Nel 379, fatto Console della Campania, sceglie Nola quale sede consolare. Nel 380 è Prefetto di Roma. Nel 387, dopo lunghi viaggi conosce S. Ambrogio e poi S. Martino di Tours e Vittricio a Rouen. Nel 389 Paolino torna in Aquitania e qui prende in sposa Terasia dalla quale viene esortato a farsi cristiano e quindi a battezzarsi. A 36 anni Paolino riceve il battesimo che gli fu somministrato da S. Delfino vescovo di Bordeaux. Nel 390 Paolino e Terasia ebbero un figlio a cui gli fu imposto il nome di Celso ma questi dopo appena 8 giorni dalla nascita morì. Nel 393 Paolino già unito a Terasia abbandonò la vita mondana abbracciando quella monastica. A Barcellona Paolino fu ordinato sacerdote: era il 25 dicembre ed aveva 40 anni. Nel 394, dalla Spagna arrivò in Italia ed a Milano fu acclamato da S. Ambrogio. Quindi passò a Roma ove fu ricevuto con onore dai patrizi e dal popolo. Nel 395 viene a Nola ed unitamente alla sua pia consorte si ritira presso la Tomba del grande Felice prete, detto in "pincis". Qui compone i suoi soavi "carmi natalizi" in onore del miracoloso Santo. Da Nola, scrive a S. Girolamo, S. Agostino, Aurelio e Alipio con i quali stringe una salda amicizia. Nel 402 è visitato da S. Niceta e da sua zia S. Melania che da Gerusalemme gli porta in dono un pezzetto del legno della croce di Gesù Cristo. Nel 403 fece innalzare le magnifiche basiliche di Nola intorno alla modesta Tomba del suo Felice ed a quelle dei primi martiri della fede in Cristo. Inoltre fece costruire una torre sulla quale pose una campana i cui rintocchi chiamavano i fedeli alla preghiera. Nel 409 Alarico entrava in Roma e la saccheggiava. Dopo Roma molte altre contrade d'Italia subirono la stessa sorte e così la Campania, e Nola in particolare, la quale fu dai barbari devastata. La maggior parte dei cittadini Nolani fuggirono sui vicini colli, altri, invece, furono presi e fatti prigionieri. Per i Nolani catturati, perchè questi fossero liberati, si doveva pagare un esoso riscatto. Fu allora che i Nolani si rivolsero al loro amato Pastore affinchè potesse intervenire per il riscatto. Il vescovo Paolino vendette tutto, finanche la croce episcopale, e "quando non ebbe più nulla di cui potesse disporre, una misera donna a cui avevano strappato l'unico figlio, si presentò a lui onde supplicarlo di fornire di che riscattare quel figlio". Commosso da tali preghiere, Paolino, lui, il vescovo di Nola, offrì se stesso, in cambio del figlio della povera vedova. |
Sagra dei Gigli - Nola
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Storicità della festa nel tempo: 1500-1899 Rivestimento del Giglio Assegnazione dei GIGLI
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La Festa dei Gigli si svolge a Nola (NA) nella seconda metà del mese di giugno in onore di S. Paolino (22 giugno). Da F. GREGOROVIUS, Passeggiate in Campania e in Puglia, Roma, 1965. Pubblicato la prima volta nel 1853.
"... A Napoli avevano attirato la mia attenzione sulla singolare Festa di San Paolino di Nola. Dicevano che in quell' occasione tutta la Campania si radunava in quella località ed era uno spettacolo che non aveva pari. Partii dunque il 26 giugno, curioso di conoscere Nola che offre tanti ricordi : Marcello aveva, a suo tempo, davanti alle porte di Nola, inflitto al grande Annibale la prima sconfitta, l'imperatore Augusto vi era morto, Tiberio vi aveva iniziato il suo regno.... Non dimentichiamo infine l'invenzione delle campane che costituiscono l' orgoglio di questa Città. Non ultima ragione di questo orgoglio è la figura di San Paolino, un tempo Vescovo di questa località, come pure ottimo poeta e Padre della Chiesa. |
domenica 7 giugno 2015
Basilica S. Tommaso Apostolo
Basilica di S. Tommaso VI-VII sec. d.C. |
Da "Il libro incontra le basiliche" - Premio letterario Città di Cimitile - ed. 1997
La basilica dei SS. Martiri risale all'incirca al III secolo. Questa costituisce sicuramente una delle prime testimonianze dei sepolcri cristiani nella città dei morti di Cimitile. In origine era un edificio funerario, già presente nella necropoli pagana e successivamente fu trasformata in basilica di culto, così com' è evidenziato dalla presenza dei due altarini nicchiati ed affrescati della parete orientale. Basilica di S. Stefano
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L'elemento dominante, costituito da blocchi del teatro romano, attribuisce alla facciata un carattere peculiare, reso più evidente dalla netta prevalenza dei pieni sui vuoti. Qui l'impronta rinascimentale è riconoscibile nella fronte principale e specialmente nel marmoreo portale, mentre le membrature interne sono tutte di gusto tardo-gotico.
L'impianto planimetrico originario è tuttora presente, malgrado le numerose aggiunte. Il palazzo nella sua magnificenza fu voluto da Orso Orsini nel 1470.
Successivamente nel 1560, Donna Maria Sanseverino, dei principi di Bisignano, che ne era venuta in possesso, ne fece dono alla Compagnia di Gesù.
da dove uscirono i tenenti Morelli e Silvati, il 2 luglio 1820 (Moti di Nola).
Dopo la prima Guerra mondiale fu destinato a Distretto Militare, successivamente soppresso.
si nota il livello di una pavimentazione precedente
il sito dello scavo: si notano i vari livelli
la freccia indica il blocco con l'"iscrizione"
il blocco con l'iscrizione
scavo sulla sinistra del Portale
la base dello stipite sinistro del portale portato alla luce





In questo periodo comincia ad essere occupata da sepolture
anche la zona a nord-est della città, detta Masseria Sarnella, ai confini con il
comune di Casamarciano. Qui è stato rinvenuto un gruppo di tombe a cassa con le
pareti decorate da pitture, una delle quali è presentata al centro della sala.
Poco più oltre, a via del Seminario, fu rinvenuta, isolata da tutte le altre, la
tomba del cavaliere, la cui immagine in trionfo è riprodotto nella
gigantografia.
A Nola, come in tutta la piana Campana, gli Etruschi si
integrano alle popolazioni locali, dando vita a comunità miste in cui gli
indigeni non sono discriminati. Una prova è data proprio dal nome di Nola che
viene attribuito alla città, probabilmente già a partire dal VI secolo a.C..
Nola, infatti, nel dialetto osco parlato dalle popolazioni italiche della
Campania significa "la città nuova", per cui attraverso la scelta del nome sono
gli indigeni e non gli Etruschi a rivendicare le origini della città.
I santuari della città antica di Nola non sono stati ancora
scoperti, ma grazie ai pochi elementi architettonici esposti, si può immaginare
che essi accogliessero nel VI secolo a.C. edifici sacri simili a quelli
rinvenuti in altre città etrusche della Campania, come Capua o la vicina
Pompei.
Le terrecotte architettoniche di Nola rientrano in un sistema
decorativo standardizzato che, elaborato a Cuma e Capua, si diffonde in tutta la
Campania etruschizzata ad opera di maestranze artigiane altamente
specializzate.
Per tale operazione sono presenti oltre al "maestro di festa" alcuni membri del "comitato" e finanche il capo-paranza. Quest' ultimo ha già scelto in precedenza i "piedi" del giglio dai quali dipende se il giglio, allorchè viene posato, "sona" cioè provochi un suono secco. Il capo-paranza stabilisce, perciò, la buona stagionatura del legno impiegato e consigliato anche dai "caporali", che sono persone fidate di quest'ultimo, in quanto suoi stretti collaboratori, fa costruire il giglio a piombo oppure un po' inclinato all'indietro di circa 8 gradi.
Il cantiere nel Rione è allestito. Tutto il legno è pronto: l'abete, il pioppo, il castagno è là insieme alle "funi" e ai circa 90 kg. di chiodi lunghi dagli 11 ai 32 centimetri. La prima operazione che i costruttori degli obelischi compiono è quella di montare la "borda" che è composta di quattro parti bullonate con perni e chiodi. La "borda" appena costruita risulta di una lunghezza complessiva di circa 25 metri con una base dallo spessore di cm. 20 e una "cima" di cm. 12. La "borda" viene alzata ritta con delle corde e per un po' di tempo rimane appoggiata alla facciata di un edificio. Si odono, allora, spari di tric trac e lunghe batterie mentre bicchieri colmi di "champagne" sono pronti per brindisi beneauguranti. I maestri di festa, i componenti del comitato, il capo-paranza, i caporali, parenti e amici sono allegri e con il resto dello "champagne" bagnano la "borda" auspicando la migliore riuscita della festa.
Si prepara poi la "base" del giglio che è di forma quadrangolare con quattro piedi ferrati ciascuno e con una sezione di cm. 20 x 20. La "base" è alta 3 metri e larga mt. 2,60. Appena questa sarà pronta vi si innesta la lunga "borda". Intanto, il capo costruttore si allontana fino al "piombo" o "lenza" e, scruta dal basso in alto socchiudendo un occhio per meglio verificare che l'asse centrale ossia la "borda" sia in perfetta perpendicolarità con la "base".